Cosa sono gli Omega 3? Sono semplicemente degli acidi grassi. Delle lunghe catene di atomi di carbonio che il nostro organismo taglia e modifica in continuazione per sfruttarle in numerosi processi (figura 1). Era il 1970 quando per la prima volta, uno studio sugli Eschimesi della Groenlandia rivelò il ruolo di queste preziose “collane” di atomi di carbonio, nella prevenzione dell’aterosclerosi coronarica. Oggi sappiamo infatti che gli omega 3 partecipano alla risoluzione dell’infiammazione. Ma andiamo con ordine.
L’infiammazione: innesco, mantenimento e risoluzione
L’infiammazione è un processo fisiologico che il nostro organismo mette in atto in seguito ad invasione microbica o a danno ad un tessuto. E’ una risposta complessa che si è evoluta nel nostro organismo per difenderci e riparare i danni subiti. Fu Aulus Cornelius Celsus (I sec. d. C.) a descrivere per primo i cinque segni tipici del processo infiammatorio:
- Rubor (Rossore)
- Tumour (Gonfiore)
- Calor (Calore)
- Dolor (Dolore)
- Functio Laesa (Perdita di funzione)
Gli scienziati oggi distinguono sei tipologie di infiammazione che differiscono per la causa scatenante. Queste sono: microbica, autoimmune, allergica, metabolica, fisica e costitutiva.
L’innesco
Le cellule della pelle, dell’epitelio e dell’endotelio vascolare rappresentano la nostra prima difesa. Oltre a fungere da barriera fisica queste “allertano” il sistema immunitario in caso di danno o invasione. Il nostro “esercito difensore” sceglierà poi le truppe più adatte da mandare in campo una volta compresa la causa del disturbo. Avremo quindi un tipo di risposta se veniamo a contatto con un allergene. Questa sarà diversa se invece è un batterio a disturbare le nostre giornate.
L’obiettivo dell’infiammazione è quindi quello di risolvere il problema! Le prime linee del nostro esercito difensore, sono rappresentate da cellule dell’immunità innata. Queste sentinelle risiedono in prossimità della pelle e comunicano l’avvenuta invasione. L’infiammazione è innescata.
Mantenimento
La seconda linea difensiva arriva quindi nel sito danneggiato. La battaglia infuria!! Lo stato infiammatorio si mantiene fino a quando il nemico è sconfitto. Ciò che resta è la “ricostruzione” e quindi la risoluzione dell’infiammazione.
La risoluzione dell’infiammazione
L’organismo alla fine della battaglia, ripara il tessuto e rimuove i residui cellulari. Risolvere l’infiammazione significa quindi spegnerla. E’ meglio inguainare le spade alla fine del duello!! Per fare un altro esempio è inutile e dispendioso continuare ad illuminare una stanza quando non siamo più al suo interno. Lo stesso vale per il nostro organismo. Deve spegnere il meccanismo che ha messo in moto, prima che questo diventi dannoso.
La fase di risoluzione è quindi essenziale per ripristinare il fisiologico funzionamento del tessuto danneggiato. Il 1984 e il 2010 rappresentano due anni di svolta per la comprensione di questo processo. Nei suoi laboratori di Harvard il Dottor Charles N. Serhan dimostrò l’esistenza di molecole derivate dagli acidi grassi Omega 3 EPA e DHA (Figura1) e il loro coinvolgimento nella fase di risoluzione.
“Resolvine“. Cosi si chiamano queste molecole. Resolvine perché appunto inducono la risoluzione. La scoperta di questi preziosi derivati degli Omega 3 ha quindi aperto la strada ad un loro possibile utilizzo in tutte quelle patologie correlate ad un mancato spegnimento del processo infiammatorio.
Quando il processo di risoluzione si inceppa
Innesco, mantenimento e risoluzione sono le tre fasi che si alternano durante l’infiammazione. La comunicazione tra le cellule provvede alla coordinazione di queste fasi. Specifiche proteine ed acidi grassi rappresentano “le parole” che le cellule si scambiano per coordinarsi ed agire.
Quando questa comunicazione tra cellule si interrompe la risoluzione dell’infiammazione può bloccarsi portando ad infiammazione cronica. A differenza del normale processo infiammatorio che ci protegge, la cronicizzazione di questi eventi si accompagna a numerose patologie e disturbi. La mancata risoluzione dell’infiammazione infatti, non è responsabile soltanto delle cosi dette “patologie infiammatorie”. Essa è anche coinvolta nella patogenesi di malattie neurologiche, diabete mellito ed obesità.
E se le resolvine fossero in grado di spegnere anche l’infiammazione cronica? Questa l’idea che il ricercatore italiano Dott. Valerio Chiurchiù (https://www.hsantalucia.it/cv/valerio-chiurchi%C3%B9), propose a C. Serhan. La collaborazione Roma-Boston che ne risultò, portò alla dimostrazione dell’effettiva capacità delle resolvine di spegnere l’infiammazione cronica. Questi risultati entusiasmanti hanno quindi aperto nuove prospettive. E’ allo studio infatti l’ipotesi di poter affiancare questi derivati degli Omega 3 al trattamento di patologie severe come l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso e la sclerosi multipla.
Gli Omega 3 nel piatto
Quindi buon lavoro e buona fortuna ai nostri ricercatori!!
Intanto noi aggiungiamo un po’ di Omega 3 nel piatto (https://www.nutrizionerossolampone.com/prenota-una-visita/#form). Vi propongo due pasti gustosi e ricchi di Omega 3.
Prima idea:
- Insalata di rucola condita con 1 cucchiaio di semi di lino, olio d’oliva extravergine e limone
- 1 fetta di pane tostato con mezzo avocado in crema, limone e filo d’olio
Seconda idea:
- Insalata di radicchio con 2 noci condita con olio d’oliva extravergine e limone
- Alici fresche cotte rapidamente in padella con olio caldo, zenzero e prezzemolo a fine cottura
- Una coppetta di fragole con limone e basilico
Buon appetito!